prova stefano

er il tratto fanciullesco, i colori tenui e delicati, la levità asciutta e compassata, sembrano degli innocui pastelli. Ma a ben guardarli questi cartoni a matita trattano temi perturbanti e scandalosi, parlano di desideri erotici e idoli diabolici, di afflato mistico e omofobia, di seduzione e castigo, di fede e ribellione, per culminare in un suicidio. Si tratta di 17 disegni e 4 studi, con figure a grandezza naturale, opera del genio tormentato di Pierre Klossowski (1905-2001), lo «scrittore della modernità inquieta», come è stato definito, in realtà un intellettuale eccentrico e poliedrico: fu romanziere, saggista, pittore, teologo e cineasta. Un artista poco frequentato, da alcuni ricordato semplicemente come il fratello maggiore del più celebrato Balthus. Una mostra coraggiosa – ideata da Raffaella Baracchi e Angela Vettese, e organizzata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dal 2 febbraio al 25 marzo – lo ricorda sia attraverso il ciclo di disegni che realizzò per illustrare il “Baphomet”, un suo romanzo fantastico del 1965, sia rievocando la vicenda che divise i sodali Klossowski e Carmelo Bene, in merito alla messa in scena di una riduzione teatrale dell’opera alla Biennale di Teatro diretta da quest’ultimo.

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